Recensione: La Casa dei Fantasmi di John Boyne

E’ uscito in febbraio La casa dei fantasmi, il nuovo romanzo di John Boyne pubblicato da Rizzoli.

John Boyne, divenuto particolarmente noto qualche anno fa per la pubblicazione del libro “Il bambino con il pigiama a righe“, sperimenta qui un genere particolarmente intrigante, quello delle ghost story.

Inutile dire che adoro questo tipo di storie e non appena visto il titolo ho fatto di tutto per fargli spazio nella mia TBR e leggerlo al più presto.

Sottilmente inquietante e dalla prosa scorrevole, questo romanzo ha saputo coinvolgermi pur non convincendomi fino in fondo. Ecco i motivi per cui non è riuscito a raggiungere il massimo della valutazione pur essendo un libro che mi sento di consigliare.

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john boyne - la casa dei fantasmiTitolo: La casa dei fantasmi
Titolo originale: This house is hounted
Autore: John Boyne
Traduttore: Beatrice Masini
Editore: Rizzoli
Collana: Scala Stranieri
Pagine: 301
Prezzo: 18,00 cartaceo (E. 15,30 su Amazon) – E. 8,99 ebook
Data di uscita: 26 febbraio 2015

«Se mio padre è morto la colpa è di Charles Dickens».
La vita cambia all’improvviso nell’arco di una settimana per Eliza Caine, giovane donna beneducata ma di carattere, amante dei buoni libri e di famiglia modesta ma rispettabile. Un’infreddatura le porta via il padre che, a dispetto di una brutta tosse, ha voluto ad ogni costo assistere a una lettura pubblica del grande scrittore inglese in una sera di pioggia londinese. Disperata per la morte del genitore, Eliza risponde d’impulso a un annuncio misterioso che la conduce nel Norfolk, a Gaudlin Hall, dove diventa l’istitutrice di Isabella ed Eustace, due bambini deliziosi ma elusivi.
Nella grande casa sembra che non ci siano adulti, i genitori dei piccoli Westerley sono di fatto assenti in seguito al terribile epilogo di una storia di abusi, ossessioni e gelosie. Ma contrariamente a quel che sembra, nei grandi ambienti della villa non è il silenzio a regnare: in quelle stanze vuote spadroneggia un’entità feroce e spietata, decisa a imporsi sulla donna per impedirle di occuparsi dei bambini.

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In La Casa dei Fantasmi conosciamo Eliza Caine che ci racconta in prima persona l’esperienza vissuta dopo un evento traumatico come quello della perdita dell’unico genitore – il padre – ancora in vita. Una mancanza improvvisa che la porta a prendere decisioni impulsive, come quella di abbandonare Londra accettando un annuncio di lavoro come istitutrice di due bambini a Norfolk.

Siamo nel 1867 ed Eliza, tutto sommato, è una giovane donna di ceto medio, lavora come insegnante nella stessa scuola che frequentò qualche anno prima seguendo le bambine più piccole. Vive una situazione diversa dalle ragazze della sua età ed epoca, il cui scopo principale è quello di sposarsi e mettere su famiglia, tuttavia non riesce ad essere completamente libera da quegli schemi e ammira da lontano una collega del padre che ha avuto il coraggio di insegnare all’università e sedersi in un bar a bere da sola. Un ardire per quell’epoca, ma anche un esempio che Eliza vorrebbe seguire.

Ed è forse questa spinta all’indipendenza – anche morale – che la porta a Norfolk nel giro di una settimana dalla morte dell’amato padre, accettando una misteriosa richiesta di lavoro.

Al suo arrivo iniziano a succedere cose strane, incidenti misteriosi e oscure sensazioni permeano l’ambiente. I bambini, Eustace e  Isabelle, sembrano essere gli unici abitanti dell’immensa casa di campagna in cui vivono, ma dove sono i genitori? Come mai i bambini sono da soli? Chi prepara la colazione che ogni mattina Eliza trova pronta?

I misteri sembrano moltiplicarsi e ogni volta che uno di loro viene svelato, altri appaiono all’orizzonte e per Eliza il compito di seguire i bambini e salvaguardare la propria incolumità inizia a diventare prioritario.

E’ passato del tempo prima che mi decidessi a scrivere la recensione di questo romanzo perché io stessa ho sensazioni e pareri contrastanti. Proverò a metterli nero su bianco, in modo che siano il più chiaro possibile per voi che leggete potendovi fare un’idea di questo romanzo.

Iniziamo dai lati positivi. Ho amato immensamente l’ambientazione gotica che l’autore ha conferito alla storia, insolita e dettagliata, un racconto sulla mia amata Londra di metà ottocento, quella in cui si poteva, per esempio, assistere ad un incontro con Charles Dickens. Ritengo che Boyne sia riuscito, con poche ma efficaci descrizioni, a tratteggiare un contorno fatto di carrozze e cielo uggioso decisamente credibile e intrigante.

La scrittura dell’autore è coinvolgente e scorrevole senza essere banale. Sa giocare (passatemi il termine) molto bene con le parole, sa come tenere il lettore incollato alle pagine e in alcuni punti approfitta di questa sua capacità portandolo quasi all’esasperazione ma fermandosi sapientemente un attimo prima che decida di abbandonare il libro.

La parte migliore di questa lettura, in ogni caso, è stata la sottile, costante inquietudine che permea il romanzo. La sensazione che ogni cosa che Eliza vede potrebbe essere altro, che ogni cosa che fa potrebbe portare a conseguenze impreviste, che in ogni stanza, luogo, giardino non sia mai sola. Nell’aria si respira angoscia, nervosismo, tensione, tutti elementi che portano il lettore ad una sorta di ansia da lettura che convince costantemente ad andare avanti per scoprire cosa succede oltre.

E a questo punto iniziano i lati che ho meno apprezzato. Sono successe cose terribili nella casa di campagna in cui vivono i due ragazzini di cui Eliza si occupa, ma quando le scopriamo non ne siamo così turbati e i fatti soprannaturali sembrano partiti prima del terribile accadimento anche se le motivazioni hanno radici nel reale e non nell’ultraterreno. L’intera vicenda, presa semplicemente dal punto di vista della trama, ha punti oscuri che non vengono trattati o spiegati, ci sono sia forzature ch e situazioni  incomprensibili. La storia in sé è scarna ed è giocata quasi esclusivamente sulle capacità di instillare tensione nel lettore, senza troppo preoccuparsi di una trama coerente ed esaustiva.

In conclusione, quindi, posso dire che si tratta di una lettura spassosa, che lascia brividi e coinvolge, pur mancando una solida trama a corredo di un romanzo sì carino ma che poteva dare molto di più.

Voto: [yasr_overall_rating size=”medium”]

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john boyneJOHN BOYNE è nato a Dublino nel 1971 e ha studiato Letteratura inglese al Trinity College. È l’autore di uno dei più clamorosi bestseller internazionali degli ultimi anni, Il bambino con il pigiama a righe (2006), divenuto poi un film di Mark Herman, oltre che dei romanzi Il ragazzo del Bounty (Rizzoli 2009), La sfida (BUR 2010), Il bambino con il cuore di legno (Rizzoli 2010), Non all’amore né alla notte (Rizzoli 2011), Che cosa è successo a Barnaby Brocket? (Rizzoli 2012), Il palazzo degli incontri (Rizzoli 2013) e Resta dove sei e poi vai (Rizzoli 2013). Vive e lavora a Dublino.

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