[Libro+Serie] Il Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood

Quando uscì per la prima volta nel 1985 “Il Racconto dell’Ancella” riscosse una grande attenzione, vinse il Premio Arthur C. Clarke (nel 1987) e il Governor General’s Award ed è stato candidato al Premio Nebula, al Premio Prometheus e al Booker Prize.

Se dovessimo dargli una definizione, “Il Racconto dell’Ancella” incarnerebbe l’anima più pura del genere distopico, ma la Atwood ha precisato che ogni fatto raccontato, ogni particolare presente, ogni situazione è stata da lei assemblata da avvenimenti realmente accaduti in qualche parte del mondo, in epoche diverse e che tutto è reale.

Di recente è uscita in America la serie omonima (che dal 26 settembre arriverà anche in Italia grazie a TIMvision) e a giugno è stato ristampato anche da noi il romanzo (Ponte alle Grazie): quale migliore occasione per immergersi completamente in queste oscure atmosfere?

Di seguito trovate la recensione della serie, del romanzo, un loro parallelismo e alcune curiosità.

In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

Titolo: Il Racconto dell’Ancella
Titolo originale: The Handmaid’s Tale
Autore: Margaret Atwood
Traduttore: Camillo Pennati
Editore: Ponte alle Grazie
Collana: Scrittori
Pagine: 398
Prezzo: 16,80 cartaceo (E.14,28 su Amazon)
Data di uscita: 01 giugno 2017

So che lo dico spesso, ma ogni volta mi trovo una prova più difficile della precedente: scrivere la recensione di un libro e una serie così pieni di significati non è semplice, né breve. Ho quindi pensato che per chi ha poco tempo farò una recensione veloce, in poche righe, che trovate qui e una recensione più approfondita per tutti coloro che vorranno entrare nei dettagli della storia e, sono certa, chi ha già visto il film e/o letto il libro ne sentirà – come me – l’esigenza.

RECENSIONE BREVE LIBRO

Il Racconto dell’Ancella è la storia di Difred, un ancella di Galaad, gli ex Stati Uniti d’America. Una volta aveva una famiglia, una figlia ma a poco a poco tutto le è stato tolto, perfino il nome. Un racconto intimistico, riflessivo che non segue necessariamente un ordine stabilito ma si alterna tra ciò che avviene di giorno (che rappresenta la vita delle ancelle) e ciò che succede di notte (dove la protagonista resta sola con i suoi pensieri ed è “libera” di ripercorrere il suo passato).
Un racconto sentito, intimista, allarmante per i molti riscontri con il presente dove conosciamo una protagonista rassegnata a fare di tutto pur di sopravvivere.

Voto: 

RECENSIONE BREVE FILM

Yvonne Strahovski è la Moglie del Comandante/Serena Joy nel libro.

La serie prende la storia di Margaret Atwood e la rende viva e terribile, sviluppa aspetti appena accennati nel romanzo, ne approfondisce altri, ne inventa alcuni che nel libro sono del tutto assenti. Le immagini hanno qui un grandissimo impatto visivo e scenico, riescono a immergere lo spettatore in un mondo alla completa deriva dove non solo i diritti delle donne sono del tutto scomparsi ma viene minato alla base il diritto alla libertà di ognuno.
Una serie spaventosa e agghiacciante, realizzata benissimo, con attori estremamente credibili e sceneggiatori che sanno come far rizzare i peli delle braccia. Bellissima e tragica, The Handmaid’s Tale ci rimanda una protagonista tutt’altro che rassegnata ma pronta a reagire, seppur riluttante, ad un mondo che non è più il suo per un futuro che le è stato strappato.

* La serie è stata già rinnovata per una seconda stagione.

Voto: 


Eccoci ora alla luuuunga recensione, io vi ho avvisati.

Il mondo non è più lo stesso, sconvolgimenti mondiali hanno portato la terra sull’orlo del baratro. Il problema principale è quello delle nascite: le radiazioni atomiche hanno portato la fertilità ai livelli più bassi di sempre, si rischia l’estinzione.

Il nuovo governo degli Stati Uniti, ora chiamati Galaad, ha trovato una soluzione che risiede nella Bibbia:

Ora Rachele vide che non poteva partorire figli a Giacobbe, perciò Rachele divenne gelosa di sua sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, altrimenti muoio».
Giacobbe si adirò contro Rachele e rispose: «Tengo io forse il posto di Dio che ti ha negato il frutto del grembo?».
Allora ella disse: «Ecco la mia serva Bilha. Entra da lei e lei partorirà sulle mie ginocchia; così anch’io potrò avere figli per suo mezzo».
(Genesi 30; 1-3)
Illustrazione di Rebekka Dunlap realizzata per il New York Post.

Sì, avete capito bene. Le poche giovani donne che vengono ritenute fertili, avranno il privilegio di diventare Ancelle: concubine degli uomini più importanti del paese, i Comandanti, con il compito da dargli il figlio che le mogli (sterili?) non sono in grado di dargli.

Tutto a Galaad è studiato nei minimi dettagli, a partire dai colori da indossare per meglio essere identificati: rosso per le Ancelle, Blu per le Mogli, verde per le Marte, marrone per le Zie.

Ogni donna, come vedete, ha un compito specifico. Le Mogli sono le regine della casa e hanno il compito di gestire la servitù, le Marte appunto, mentre le Zie sono coloro che hanno il compito di istruire e seguire le Ancelle e, nel libro, sono citate anche le Economogli, donne sposate a uomini appartenenti a bassi ceti sociali. Ci sono altre due categorie femminili, entrambe indesiderabili: le prostitute e le Nondonne. Queste ultime sono donne non fertili o troppo anziane o inabili per qualsiasi categoria e vengono spedite alle Colonie a svolgere mansioni terribili (ripulire le terre dalle scorie radioattive) che gli assicurano una vita decisamente breve.

Dal lato maschile ci sono i Comandanti, il più alto grado politico, gli Angeli, i soldati, gli Occhi, membri dei servizi segreti e i Custodi ossia l’equivalente maschile delle Marte cui non è consentito avere rapporti con le donne.

Alexis Bledel interpreta Diglen.

La Atwood ha dichiarato di aver avuto l’ispirazione per la scrittura di questo romanzo durante la sua permanenza, nella primavera del 1984, a Berlino Est dove ha, evidentemente, potuto appurare di persona le limitazioni che il muro, ancora in piedi, causava ai cittadini. Infatti, tutto ciò che viene citato nel romanzo, combinato grazie alla fantasia dell’autrice, è ispirato a fatti reali, dal Puritanesimo al Wahabismo, dal Terzo Reich alla schiavitù in America, alla STASI ancora attiva nella Germania dell’Est al momento della sua visita.

Anche la situazione americana dell’epoca (i primi anni ’80) ispirò l’autrice nell’immaginare un futuro con una piega decisamente pessima per il genere femminile. Basti pensare che fino alla metà degli anni ’70 negli USA ad una donna poteva essere negata la carta di credito se non era avvallata dalla firma di un uomo.

Difred è la voce narrante (sia del libro che del film) ma quello non è il suo vero nome, è quello che le Ancelle acquisiscono quando vanno “a servizio” di un Comandante: “di Fred”, cioè “appartenente a Fred”. Conosciamo la ragazza quando è già a casa di questo importante uomo politico e la seguiamo nella sua giornata tipo in cui il privilegio promesso è in realtà il perpetrare costante di una violenza fisica e psicologica.

Difred/June interpretata da Elisabeth Moss.

Durante lo svolgimento della storia scopriamo poco per volta chi era June (questo il vero nome, svelato solo nel film e mai nel libro), il suo amore per Luke, un uomo sposato, la nascita della figlia ma soprattutto il progressivo smantellamento di ogni diritto: dal lavoro, al detenere denaro fino alla limitazione della libertà personale che, senza un uomo, a Galaad è impossibile.

Una meravigliosa Ann Dowd nei panni di Zia Lydia.

La situazione della ragazza subisce il crollo definitivo quando il governo ultra conservatore definisce illegale il suo matrimonio con Luke (marito in seconde nozze) e a nulla vale la loro fuga, verranno presi e separati.

Il libro prende qui una piega più riflessiva, rassegnata. Difred non sa cosa sia successo al marito che crede morto, mentre la figlia, essendo i bambini rari e preziosi, ritiene sicuramente che sia stata data in adozione. La notte è per lei il momento della riflessione, è sola e può perdersi nei ricordi personali e ripercorrere quello che le è successo. Ricorda la madre single che sosteneva i diritti delle donne quando nessuno si sentiva davvero in pericolo, ricorda la sua vita prima con il lavoro, le colleghe, ricorda la sua migliore amica con la quale usciva e si confrontava.

Le cose erano andate avanti in quello stato di attesa per settimane, sebbene qualcosa accadesse ogni tanto. I giornali venivano censurati e qualcuno era stato costretto a sospendere le pubblicazioni per ragioni di sicurezza, così dicevano. A poco a poco erano comparsi i blocchi stradali e i lasciapassare, e tutti ritenevano che fosse un bene, giacché non si era mai abbastanza guardinghi. Dicevano che si sarebbero tenute nuove elezioni, ma che ci sarebbe voluto del tempo per prepararle. Non c’era altro da fare, dicevano, che andare avanti come al solito.

Nel film June è un personaggio che conserva questo animo gentile e rassegnato (anche perché ribellarsi significa morte istantanea e senza troppe cerimonie), ma non ha perso le speranze di sapere qualcosa dei suoi cari e quando si troverà ad incrociare la strada dei ribelli del Mayday vedrà in loro una scintilla, seppur piccola, per un futuro diverso.

Differenze sostanziali tra serie e romanzo sono proprio nella personalità della protagonista che nel libro è una semplice testimone mentre nel film inizia a capire che, forse, qualcosa può fare.

Samira Wiley nei panni di Moira.

Il libro è il canovaccio perfetto di una serie strepitosa, talmente agghiacciante da essere difficile da guardare per le tante attinenze al mondo attuale. The Handmaid’s Tale descrive un futuro decisamente indesiderabile ma spaventosamente possibile dove i propositi positivi vengono trasformati in costrizione e limitazione della libertà, dove le esigenze comuni vengono usate come scuse per asservire le persone, .

“Il Racconto dell’Ancella” è un monito che viene dal passato ma che acquista forza nel presente. E’ un avvertimento a cambiare rotta, un grido nei confronti di una società che si trincera dietro scuse plausibili, che promettendo una (finta) sicurezza costruisce la gabbia all’interno della quale stiamo rinchiudendo noi stessi, che impone regole sempre più restrittive con il lontano miraggio di un mondo migliore.

«Noi abbiamo pensato di poter fare meglio».
«Meglio?» ho mormorato con un filo di voce. Come poteva crederlo?
«Meglio non significa mail il meglio per tutti» ha detto «Ma sempre, per alcuni, significa il peggio».

Un romanzo da leggere ma, ancor di più, una serie da vedere che arriverà presto in Italia  (per ora è visibile solo in lingua inglese) grazie a TimVision (a partire dal 26 settembre).

CURIOSITA’

Ho già spiegato sopra che ogni elemento del libro/serie è accuratamente scelto nell’ampio (e drammatico) bacino della realtà. Ecco alcune curiosità:

  • The Handmaid’s Tale: il titolo del libro (e della serie) fa eco a “I Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer che racchiudevano una serie di racconti tra di loro collegati;
  • le Ancelle vestono di rosso: l’idea di assegnare dei colori a determinate categorie di persone si è verificato spesso durante la storia, pensate alla stella gialla che contraddistingueva – durante la seconda guerra mondiale – gli Ebrei e i triangoli rosa gli omosessuali; in particolare il rosso è stato scelto dalla Atwood perché era quello che il Canada (suo paese di nascita) utilizzava per i prigionieri di guerra, il motivo era che così abbigliati erano visibili molto bene nella neve; il rosso è usato anche nell’iconografia cristiana del tardo medioevo e del primo periodo del Rinascimento dove la Madonna indossava il blue/verde (come le Mogli) e Maria Maddalena, inevitabilmente, il rosso;
  • infertilità femminile: l’idea di base è che in seguito alle radiazioni le donne sono diventate sterili ma non gli uomini; chiaramente questo non è biologicamente possibile ma per molto tempo è stato ritenuto un fatto assodato. Basti pensare a Enrico VIII che continuava a cambiare moglie perché nessuna era in grado di dargli un erede; per molto tempo si è creduto che il bambino fosse pienamente formato all’interno del seme dell’uomo e che fosse semplicemente “impiantato” nel grembo della donna;
  • la resistenza: nel libro viene accennato ma trova maggior spazio nella serie. La Atwood ha fatto molte ricerche sui ribelli durante la Seconda Guerra Mondiale, ha conosciuto un appartenente alla resistenza francesce e parlato con persone che facevano parte di questi movimenti in Olanda e Polonia: nel corso della storia, arruolare donne si è rivelata una mossa scelta da molti e, in questo senso, gli ampi abiti delle Ancelle sono luoghi ideali dove nascondere qualcosa;
  • la serie è composta da 10 episodi che ricalcano esattamente la storyline del libro e terminano con la stessa scena. La trasposizione TV è stata però già rinnovata per una seconda serie che arriverà nel 2018.

Infine, una particolarità: nel film alcuni dei personaggi sono diversi dal libro, anziché essere tutti caucasici alcuni sono di colore e altri sono più giovani rispetto al libro. Scelte davvero azzeccate.

Margaret Atwood, una delle voci più note della narrativa e della poesia canadese, è nata a Ottawa nel 1939.

Nella sua prolifica carriera ha pubblicato una quarantina di libri tra romanzi, racconti, raccolte di poesia, libri per bambini e saggi.

Più volte candidata al Premio Nobel per la letteratura, ha vinto il Booker Prize nel 2000 per “L’assassino cieco” e nel 2008 il premio Principe delle Asturie.

*sopra Margaret Atwood in una splendida illustrazione di Rebekka Dunlap.

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